Pressione arteriosa: che cos'è?

Quando il cuore pompa il sangue nelle arterie, genera energia che viene trasmessa a tutto il sistema circolatorio e che permette al sangue di fluire. Questa energia può essere misurata, approssimativamente, calcolando la forza necessaria ad impedire il passaggio del sangue in una arteria. Questa forza è definita in termini di "pressione" esercitata sull'arteria ed è convenzionalmente misurata in millimetri di mercurio (abbreviato in mmHg), e corrisponde alla pressione che il sangue sta esercitando in quel momento dall'interno sulla parete dell'arteria. La pressione varia durante il ciclo cardiaco (sistole, momento in cui il cuore si contrae; diastole, periodo di tempo in cui il cuore si riposa e si prepara al ciclo successivo); raggiunge il massimo durante la sistole, e gradualmente si riduce fino ad minimo durante la diastole. Per questo vengono convenzionalmente definiti come pressione arteriosa sistolica o massima il valore più alto e pressione arteriosa diastolica o minima i valori entro i quali oscilla la pressione durante il ciclo.
I valori di pressione arteriosa dipendono essenzialmente da due componenti: la forza con cui il cuore spinge il sangue nell'arteria principale dell'organismo (aorta) e la resistenza che le arterie più distanti da cuore (arteriole) offrono al passaggio del sangue. Modificando questi due parametri il nostro corpo, attraverso il sistema nervoso e con l'aiuto del sistema endocrino, riesce a modificare il valore di pressione arteriosa secondo le necessità del momento; esistono dei sensori particolari, posizionati all'interno di alcune arterie, che permettono al sistema nervoso di conoscere il valore pressorio in ogni istante e di regolarlo rapidamente, prevalentemente modificando la resistenza delle arteriole.
Le modifiche più lente vengono effettuate modificando la secrezione di alcune sostanze chimiche (ormoni, amine).
Perciò la pressione arteriosa non è costante, ma presenta ampi margini di oscillazione a seconda del momento in cui viene misurata.
Si possono riconoscere oscillazioni a lungo periodo (circadiane, cioè che si ripetono all'incirca ogni 24 ore), e oscillazioni più rapide, legate per esempio a modificazioni della postura, a particolari stati emotivi, a sforzi fisici, ecc.
Generalmente i valori di pressione arteriosa raggiungono in media valori più elevati al mattino poco prima del risveglio, poi gradualmente discendono durante la mattinata; salgono nuovamente nelle prime ore del pomeriggio, ricominciano a diminuire la sera, raggiungendo valori bassi durante la il sonno
Nei soggetti ipertesi, questa regolazione non è perfetta e le oscillazioni sono più marcate; spesso i valori pressori sono più elevati rispetto a quelli necessari (specialmente durante il sonno notturno). I valori inappropriatamente elevati determinano una maggiore usura del cuore, delle arterie e degli organi ad essi più direttamente collegati (reni, cervello). Nel lungo periodo, ciò determina un rischio più alto di sviluppare eventi cardiovascolari quali infarto miocardico, insufficienza cardiaca, ictus, insufficienza renale.
I valori normali
Gli studi effettuati hanno permesso di evidenziare una stretta correlazione fra i valori medi della pressione arteriosa e gli eventi cardiovascolari. Il rischio di incorrere in questi eventi (rischio cardiovascolare) è correlato in maniera continua ai valori pressori.
Per questo motivo, la pressione arteriosa rientra nel calcolo del rischio cardiovascolare globale insieme ad altri fattori quali: sesso, età, valori di colestrolo LDL e di glicemia, fumo, familiarità positiva per eventi cardiovascolari, specie in età giovanile.
Convenzionalmente, si parla di ipertensione arteriosa quando, negli adulti, i valori di pressione arteriosa sistolica sono prevalentemente superiori a 140 mmHg e quelli di pressione arteriosa diastolica sono superiori a 90 mmHg. Questi valori si riferiscono alle misurazini effettuate nell'ambulatorio medico. I valori riscontrati nelle automisurazioni effetuate a domicilio dovrebbero essere prevalentemente inferiori a 135/85 mmHg.
Per i bambini ed i ragazzi i valori di normalità sono più bassi, e sono ricavabili da apposite tabelle.
L'ipertensione arteriosa
L'ipertensione arteriosa non è di per se una malattia ma un importante fattore di rischio cardiovascolare, e per questo va curata.
I sintomi legati agli alti valori pressori sono generalmente assenti: non a caso l'ipertensione è stata definita come "il killer silenzioso", pertanto può essere diagnosticata soltando misurando periodicamente la pressione.
Nella maggior parte dei casi, l'ipertensione arteriosa viene definita essenziale, cioè non dipende da altre patologie associate. Si tratta in questo caso di un disordine genetico multifattoriale, che viene ereditato dai genitori: avere genitori ipertesi aumenta di molto la probabilità di diventare ipertesi.
Ci sono anche fattori ambientali e comportamentali che possono determinare l'aumento dei valori di pressione arteriosa, specie nei soggetti predisposti: obesità, sedentarietà, eccessivo consume di sale o di liquirizia, uso di alcune categorie di farmaci, eccessivo stress, disturbi del sonno (russamento e apnee, di solito associate ad obesità) ecc.
In una elevata percentuale di casi, nei bambini e nei ragazzi l'ipertensione è secondaria, dipende cioè da altre patologie: congenite, come la coartazione aortica, o acquisite (malattie renali).
Terapia dell'ipertensione arteriosa
Contro la pressione alta l'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di:
  • promuovere uno stile di vita sano e una sana alimentazione (ridurre specialmente il consumo di sale)
  • evitare il consumo di alcol
  • fare attività fisica regolare e mantenere un peso corporeo nella norma
  • smettere di fumare e di esporsi al fumo passivo
  • imparare a gestire lo stress
Se le modifiche comportamentali non sono sufficienti a riportare i valori pressori nella normalità diventa necesario l'uso di farmaci.
Vengono utilizzate diverse categorie di farmaci; spesso è necessario associare due o più sostanze per ottenere un adeguato controllo dei valori pressori riducendo gli eventuali effetti collaterali.
L'obiettivo è ridurre i valori pressori sistolici fino a 120-130 mmHg per la maggior parte del tempo nella magggior parte dei pazienti. In alcune categorie di pazienti, i valori desiderabili potrebbro essere più bassi. Nei pazienti di età superiore a 65 anni, la pressione sistolica deve essere compresa fra 130 e 140 mmHg. In ogni caso la distolica dovrebbe essere compresa fra 70 e 80 mmHg.
Il riscontro occasionale di valori diversi da quelli raccomandati non è una motivazione sufficiente a modificare la terapia.
E' importante essere costanti nell'assumere i farmaci seguendo la prescrizione del medico; evitare decisioni autonome nella modifica della terapia: consultare sempre il medico!
In molti casi è necessario associare alla terapia strettamente antiipertensiva altri farmaci che aiutino a ridurre i fattori di rischio cardiovascolare associati, come le statine per i disordini del colesterolo, l'aspirina, gli ipoglicemizzanti.
E' estremamente utile smettere di fumare se si ha questa abitudine
Effetti collaterali della terapia
Tutti i farmaci possono avere degli effetti collaterali. Per quanto riguarda i farmaci antiipertensivi, i più frequenti sono:
  • tosse, indotta prevalentemente dai cosiddetti ACE inibitori
  • aumento dei valori ematici di potassio, indotto prevalentemente dai sartani e dagli ACE inibitori
  • gonfiore alle caviglie, indotto frequentemente dai calcioantagonisti
  • eccessiva riduzione della frequenza cardiaca, in caso di terapia con betabloccanti
  • aumento dei valori di glicemia, provocato talvolta da alcuni tipi di diuretici
  • eccessiva riduzione della pressione stando in piedi con conseguente rischio di sincope e caduta, provocata talvolta nei pazienti anziani dagli alfa-bloccanti
  • Prurito o altre forme di allergia
  • E' controindicato l'uso di ACE inibitori e sartani nelle donne in età fertile e, a maggior ragione, in gravidanza (effetti teratogeni)
Uno degli effetti collaterali più temuti dai maschi è l'insorgenza di disturbi della sfera sessuale. In realtà la maggior aprte dei farmaci non determina questo tipo di problema, anzi ha un effetto positivo. Solo certi diuretici e i betabloccanti più vecchi hanno dimostrato di provocare disturbi dell'erezione, che in realtà si associa spesso ad ipertensione arteriosa non ben curata e ai conseguenti danni sulle arterie.